Riporto una bella omelia in italiano dal sito http://www.ortodossiatorino.net/
Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito.
Cristo è risorto! Veramente è risorto!
In questa quinta domenica di Pasqua è ancora una donna a essere protagonista di un incontro con Cristo. Incidentalmente, anche la società laica italiana osserva proprio oggi un giorno di festa e di auguri per le madri. Guardiamo pertanto con interesse alla figura di questa donna e ai particolari del suo incontro con il Signore.
La conversazione tra Cristo e la donna samaritana è lo specchio di un'altra importante conversazione: quella tra Cristo e la nostra anima. Di questo hanno parlato i Santi Padri (tra loro Agostino e Giovanni Crisostomo), e questo paragone è stato confermato dalla mente della Chiesa (l'Ico del Canone del Mattutino riporta come ragione di questo dialogo, il fatto che il Creatore è venuto per cercare la propria immagine).
Anche in questa domenica, come per tutti i brani del periodo pasquale, si parla di illuminazione: Cristo apre una finestra nella nostra anima, la irradia della propria luce (luce che proviene, ricordiamolo, dalla fonte inesauribile della risurrezione), la fa reagire, crescere, apprendere.
Lo stesso nome che la Tradizione della Chiesa ha assegnato alla donna samaritana (Fotina, o "Fotinì" in greco, "Svetlana" in slavonico), significa "la luminosa", e indica il processo di illuminazione che ha avuto luogo nell'episodio che avete ascoltato.
Quello dell'illuminazione è il tema dominante che ci si presenta fino alla Pentecoste: per ricevere degnamente lo Spirito Santo nei nostri cuori, dobbiamo essere sicuri che possiamo essere illuminati, possiamo cambiare e trasformare completamente la nostra vita.
Dato che la donna samaritana rappresenta la nostra anima, cerchiamo di identificarci con lei per quanto possibile.
Non c'è dubbio che questa donna fosse una peccatrice. La sua vita personale era tutt'altro che limpida: aveva avuto cinque mariti e conviveva in una relazione illecita con un altro uomo. Non c'è da stupirsi che andasse a prendere acqua dal pozzo a mezzogiorno: in quel momento per il calore, non c'era nessun altro del paese nei dintorni, a sparlare di lei o a indicarla al pubblico disprezzo.
Ma la donna non era solo una peccatrice dal punto di vista personale: era una samaritana, e faceva parte di una comunità che mescolava l'insegnamento di Mosè con errori dottrinali e pratiche pagane. Dal punto di vista del popolo di Israele, non si può dire che la donna fosse una vera credente.
Nonostante fosse in molti modi una peccatrice, tuttavia, Fotinì era una donna notevole. Aveva sete di conoscenza, e una grande (quasi brutale) onestà. Bisogna essere molto onesti a dire la verità a Cristo che ci interroga, ma bisogna esserlo ancora di più per accettare la verità che Cristo ci rivela su noi stessi. Bisogna accettare il fatto che Cristo ha il diritto di dirci che cosa va bene e che cosa non va bene dentro di noi, guardando dritto nella nostra anima. Quanto di noi sono in grado di accettarlo allo stesso modo?
Ora, doveva sembrare molto strano a un membro del popolo samaritano (per di più donna) sentirsi rivolgere la parola da un membro del popolo giudaico (per di più uomo, ed evidentemente un qualche tipo di maestro). Sembra che iniziando questo dialogo Gesù abbia voluto rompere tutte le regole di comportamento dell'epoca. Ma per noi, che vediamo questo incontro come lo specchio dell'incontro tra il Signore e la nostra anima, è provvidenziale che i due abbiano continuato a parlare: ci rincuora sapere che il Signore è disposto a rompere ogni convenzione morale o sociale, pur di venire a salvarci.
Questa conversazione è come la nostra vita in un microcosmo. E se interrompiamo questa conversazione, la nostra vita spirituale non può proseguire, e noi non ne possiamo più trarre alcun beneficio. La donna continua con la conversazione, meravigliandosi di questa "acqua viva" che Gesù le promette. Forse all'inizio pensa a un prodigio, a una strana magia, ma poi prosegue a conversare, e comprende. Quest'acqua viva non è altro che lo Spirito Santo: in un altro punto del Vangelo di Giovanni (capitolo 7, versi 38-39) si parla esplicitamente di fiumi d'acqua viva in riferimento allo Spirito.
Ma la donna ha ancora problemi ad accettare quanto le viene detto, così come ha problemi la nostra anima quando è immersa nel peccato. Perché smetta di pensare in modo carnale, e inizi a parlare in modo spirituale, è necessario che Cristo le mostri ciò che è sbagliato nella sua vita. E senza tirarsi indietro quando sente dire da Gesù tutti i suoi peccati, Fotinì giunge ad accettare in lui il Messia. Lascia la brocca (un prezioso simbolo di quanti lasciano le loro preoccupazioni mondane quando si fa presente nella loro vita una chiamata più alta e più importante), e grazie alla propria testimonianza evangelizza un'intera città, e diviene una martire isapostola ("eguale agli apostoli", come la tradizione ortodossa chiama quei santi che hanno evangelizzato per primi intere regioni).
La Tradizione della Chiesa ci narra che Fotinì fu battezzata dopo la risurrezione di Cristo, predicò il Vangelo in molte regioni, tra cui Cartagine, Roma (dove per la sua predicazione si convertì al cristianesimo Domnina, figlia dell'imperatore Nerone) e l'Asia Minore, dove fu martirizzata a Smirne. Ebbe 5 figlie (Anatolia, Fota, Fotida, Parasceva e Ciriaca) e due figli (Vittore e Giosia), che divennero tutti martiri della Fede. La sua festa è il 28 Febbraio, oltre naturalmente a questa domenica. Fotinì, che aveva incontrato la luce della verità presso un pozzo, fu gettata in un pozzo, dal quale entrò nella luce del Regno dei Cieli.
Amen.
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