venerdì 5 aprile 2013

La Domenica Bizantina: Terza domenica dei digiuni (della santa Croce)

La Domenica Bizantina: Terza domenica dei digiuni (della santa Croce)


E' possibile leggere il foglietto della liturgia.

Terza DOMENICA di QUARESIMA.Schmemann



Nel cuore della Quaresima, nella sua domenica centrale, la Chiesa offre alla adorazione dei fedeli la santa e vivificante Croce ornata a festa di fiori. Alla vigilia di questo giorno, dopo la grande dossologia, la croce viene portata in solenne processione al centro della chiesa e lì resta per l’intera settimana, durante la quale essa è venerata con un rito particolare, dopo ogni servizio liturgico. È da notare che il tema della croce, che predomina nell’innologia di questa domenica, è sviluppato in termini non di sofferenza, bensì di vittoria e di gioia. Inoltre i temi musicali (hirmoi) del Canone della domenica sono tratti dall’ufficio pasquale – “Giorno della Resurrezione” – e il Canone è una parafrasi di quello di Pasqua.





Il significato di tutto questo è chiaro: siamo a metà Quaresima. Da un lato, lo sforzo fisico e spirituale, se è stato serio e sostenuto, comincia a farsi sentire, il suo peso si fa più gravoso, la nostra fatica più evidente. Abbiamo bisogno di aiuto e d’incoraggiamento. E d’altro lato, dopo aver sostenuto questa fatica e scalato la montana fino a questo punto, cominciamo a intravedere la fine del nostro pellegrinaggio, e i bagliori della Pasqua si fanno più intensi. La Quaresima è la nostra auto-crocifissione, la nostra esperienza per quanto limitata, del comandamento di Cristo che abbiamo ascoltato nella lettura evangelica di questa domenica: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8, 34).
Ma non possiamo prendere la nostra croce e seguire Cristo se non abbiamo la sua croce, quella di cui egli si è caricato per salvarci. È la sua croce, e non la nostra, che ci salva. È la sua croce che, non soltanto dà un senso alle altre croci, ma dà loro anche forza. 

Questo ci è spiegato nel Synaxarion della Domenica della Croce: “In questa Domenica, la terza di Quaresima, celebriamo la venerazione della croce preziosa e vivificante, e per questa ragione: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi... e diventiamo tristi e abbattuti e scoraggiati, ecco che ci viene presentata la croce che dà vita, per ristorarci e rassicurarci, per ricordarci la passione di nostro Signore e per confortarci... noi siamo come quelli che percorrono un sentiero lungo e aspro e sono affaticati; 


vedendo un bell’albero con molte foglie, si siedono alla sua ombra per un momento e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così, oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la croce che dà vita fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare... O, per dare un altro esempio: quando sta per venire un re, dapprima appaiono il suo stendardo e i suoi emblemi, poi viene lui in persona, pieno di allegrezza e di giubilo per la vittoria, riempiendo di gioia tutti i suoi sudditi; allo stesso modo, nostro Signore Gesù Cristo, che sta per mostrarci la sua vittoria sulla morte e apparire a noi nella gloria del giorno della resurrezione, ci invia prima il suo scettro, l’emblema regale, la croce che dà la vita, che ci riempie di gioia e ci rende pronti a incontrare, per quanto ci è possibile, il Re stesso e a render gloria alla sua vittoria... 






ASCOLTA:
Canto romeno della Santa Croce

Tutto questo nel bel mezzo della Quaresima, che è come una sorgente amara, a motivo delle lacrime, a motivo anche degli sforzi e dello scoraggiamento che comporta... Ma Cristo conforta noi che siamo come in un deserto, finché ci condurrà alla Gerusalemme spirituale attraverso la sua resurrezione... poiché la croce è detta l’Albero della Vita, è l’albero che fu piantato nel paradiso; per questo motivo i nostri Padri l’hanno piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo la beatitudine di Adamo e come egli ne fu privato, ricordandoci anche che, comunicando a quest’albero, noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita...”.


Così ristorati e rassicurati, diamo inizio alla seconda parte della Quaresima.
 da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974

Per chi è a ROMA può visitare la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove si trovano le reliquie della Santa Croce.



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giovedì 4 aprile 2013

La comunione

La comunione al Corpo e al Sangue di Cristo è l'inizio della nostra divinizzazione.


San Gregorio di Nissa






Conversione all'Ortodossia

Una cosa molto interessante...


Negli USA due persone cattoliche sono passate all'Ortodossia.Un uomo solo con la cresima, e una donna facendo la triplice immersione. Dopo aver sviluppato la foto si può vedere che dalla donna viene emanata una luce molto forte. Dal sito si possono vedere altre foto.



San Giuseppe l'Innografo

Oggi 4 aprile la Chiesa ricorda San Giuseppe l'Innografo,Siciliano.



Giuseppe nacque a Siracusa, in Sicilia, nell'anno 816 da due fedeli cristiani, Plotino e Agata. Una volta morti i suoi genitori, col sopraggiungere dell'invasione degli Arabi in Sicilia nel 827, egli venne costretto a trasferirsi nel Peloponneso. Nel 831, all'età di quindici anni, si recò aTessalonica (nell'odierna Salonicco), dove ricevette la tonsura e l'abito religioso all'interno del monastero di Latmo, all'interno del quale si distinse per devozione e ascetismo. Il vescovo di Tessalonica, ammirando le sue virtù, lo ordinò ieromonaco. La sua profonda umiltà colpì persinoGregorio il Decapolita il quale, durante un suo passaggio da Tessalonica, ammirando il raro comportamento di Giuseppe, lo condusse nel suo monastero a Costantinopoli.
Nel 841, Giuseppe venne inviato a Roma presso il Papa Gregorio IV per chiedere rinforzi nella battaglia contro l'Iconoclastia, eresia sorta per opera dell'imperatore Leone III l'Isaurico nel 726. Tuttavia, nel viaggio di andata, l'imbarcazione cadde nelle mani di alcuni pirati arabi e lo stesso Giuseppe venne catturato e condotto come schiavo a Creta; nell'isola il monaco venne venduto agli Iconoclasti che lo rinchiusero in prigione per sei anni. Durante il suo sesto anno di prigionia, secondo la tradizione, San Nicola apparve a Giuseppe in carcere e lo invitò a cantare nel nome di Dio: in seguito, il santo invitò il monaco a seguirlo e subito, miracolosamente, Giuseppe si ritrovò alle porte di Costantinopoli; secondo la stessa leggenda, tuttavia, all'indomani della sua liberazione, il santo si recò a Roma dove venne accolto con grandi onori, e solo allora ritornò a Costantinopoli.
WIKIPEDIA


PUGLIA ORTODOSSA: Alcuni giorni a Roma... (Foto)

Pellegrinaggio ortodosso a Roma
PUGLIA ORTODOSSA: Alcuni giorni a Roma... (Foto): Alcuni giorni a Roma.... Basilica di Santa Maria Maggiore. Mosaico dell'abside centrale risalente al 1300 Con g...


mercoledì 3 aprile 2013

Quaresima: In cammino verso la Quaresima



Possiamo oggi riscoprire la quaresima, farne di nuovo una forza spirituale nella realtà della nostra esistenza? È ciò che si propone questo commento alla quaresima ortodossa, divenuto ormai un classico della spiritualità. L'autore si rivolge a qualsiasi cristiano che aspiri a una più profonda comprensione della tradizione liturgica della chiesa e a una partecipazione più cosciente alla sua vita. Ogni anno, la quaresima si offre a noi quale scuola di pentimento e conversione, quale occasione per approfondire la propria fede e riconsiderare la propria vita, fino a cambiarla, nonché come vero e proprio pellegrinaggio alle sorgenti stesse della fede.(Prefazione di Enzo Lodi)

La Divinizzazione nella teologia ortodossa




I Cristiani sono ben consapevoli che la loro unica giustificazione e salvezza, nonché la loro divinizzazione e teantropizzazione è soltanto Cristo vero Dio e vero Uomo. Egli - nella sua filantropia - li "ha inclusi ed enipostatizzati in se stesso" (San Massimo il Confessore, "Ambiguorum liber", pg 91), nel suo corpo teantropico, nella Chiesa.

(Cf. ATANASIO, Vescovo ortodosso di Mostar-Erzegovina, "L'Infinito Cammino")

martedì 2 aprile 2013

Miracolo sul Monte Athos




Sul Monte Athos un monaco prega e il legno della Santa Croce sulla superficie dell'acqua in un bicchiere incomincia ad affondare. MOLTO INTERESSANTE

Domenica dell'Ortodossia

Due domeniche fa è stata la domenica dell'Ortodossia, e all'Episcopato ortodosso rumeno d'Italia c'è stata la processione con le icone.



Quando si parla con una persona non sono importanti i suoi vestiti,la sua acconciatura di capelli,il suo orologio,ecc, e così anche quando stiamo davanti all'icona di Cristo,della Madre di Dio o di un Santo, noi ortodossi non pensiamo all'autore dell'icona, a quello che voleva esprimere,alle scelte cromatiche,ecc...Noi abbiamo davanti a noi il Santo e possiamo comunicare con Lui stesso,possiamo parlagli,possiamo venerarlo.
L'icona e la sua venerazione di basa sull'essenza della nostra fede cristiano ortodossa: l'Incarnazione di Dio.
Proprio perchè Dio non è un concetto,ma l'abbiamo visto come uomo,alcuni l'hanno potuto vedere,toccare,parlarci,allora noi possiamo dipingerlo e adorarlo attraverso un'icona, che in effetti è una Finestra sul Cielo.

lunedì 1 aprile 2013

Santa Maria Egiziaca

Oggi la Chiesa ricorda la Santa Maria egiziaca, una prostituta che si è convertita e ha cambiato radicalmente vita.

Alcune reliquie si trovano nella Basilica di San Pietro a Roma

Il tropario della sua festa dice:

Tropario
In te, o Madre, si è esattamente conservata l’immagine divina. Prendendo la Croce, hai seguito Cristo, con l’esempio hai insegnato a disprezzare la carne, poiché effimera, e ad aver cura dell’anima, opera immortale. Perciò, o Maria, il tuo spirito esulta con gli Angeli.  
Qui sotto la biografia dal sito http://arberiaortodossa.blogspot.it/2009/04/vita-di-santa-maria-egiziaca.html
La nostra santa Madre Maria nacque in Egitto nel V secolo. All'età di dodici anni abbandonò i suoi genitori per recarsi nella grande città di Alessandria, dove visse principalmente di elemosine e della tessitura del lino. Qui per diciassette anni visse nella dissolutezza come pubblica meretrice, spinta non dal bisogno – come tante altre povere donne – ma, come ella stessa ammise più tardi, da pura depravazione.Un giorno Maria vide un gran numero di persone recarsi al porto per imbarcarsi. Informatasi, scoprì che erano diretti a Gerusalemme, per la festa dell'Esaltazione della Croce. Accordatasi con alcuni marinai depravati, si imbarcò anch'ella, offrendo il proprio corpo come pagamento per il viaggio. Giunta a Gerusalemme si recò con i pellegrini alla Basilica della Resurrezione, ma, entrata nel nartece si accorse che una forza misteriosa le impediva di oltrepassare la soglia del tempio, mentre gli altri, i fedeli, passavano senza difficoltà. Rimasta sola, cominciò finalmente a capire che era la sua condotta di vita a impedirle di avvicinarsi alla Croce di Cristo. Cominciò a piangere e a battersi il petto, finché non vide un'icona della Deipara, davanti alla quale pregò: «Vergine Sovrana, che hai partorito Dio nella carne, io so che non dovrei neppure guardare la tua immagine, a te che sei pura d'anima e di corpo, io – dissoluta – dovrei ispirare solo disgusto. Ma poiché il Dio che da te è nato si è fatto uomo per chiamare i peccatori al pentimento, vieni in mio aiuto, concedimi di entrare nella chiesa per prostrarmi dinanzi alla Croce. Quando l'avrò vista, ti prometto di rinunciare al mondo e ai piaceri, seguendo il cammino di salvezza che tu mi mostrerai». Subito si sentì liberata dalla potenza che la tratteneva. Entrò nel tempio e venerò la Santa Croce; uscendo si fermò ancora dinanzi all'icona e si disse pronta a seguire la via che le sarebbe stata mostrata. Una voce discese dall'alto: «Attraversa il Giordano e troverai la pace».Uscì dalla chiesa e con l'elemosina offertale da un fedele comprò tre pani. Si fece indicare la via per il Giordano, si incamminò e verso sera giunse alla chiesa di San Giovanni Battista. Si lavò nelle acque del Giordano, comunicò ai Santi Misteri e, dopo aver mangiato la metà di uno dei pani, si addormentò sulla sponda del fiume. Il mattino successivo, risvegliatasi, passò il fiume e da allora visse per quarantasette anni nel deserto in assoluta solitudine, senza incontrare uomo o animale.Nel corso di primi diciassette anni di permanenza nel deserto, le sue vesti si ridussero a brandelli e il suo corpo fu esposto al caldo torrido di giorno e al freddo pungente di notte; si nutriva di radici ed erbe selvatiche. Ma più che le privazione del corpo, dovette affrontare l'assalto delle passioni e il ricordo della sua vita passata. Ma ogni volta si ricordava della promessa fatta alla Deipara e la supplicava, prostata a terra, di essere liberata dalla tentazione. Ma Dio, che "non desidera la morte del peccatore, ma che si converta e viva", sradicò dal cuore di Maria ogni passione, mutando il fuoco del desiderio carnale in amore per Dio e permettendole di sopportare il deserto ostile, come se fosse stata un essere incorporeo.Dopo molti anni, il santo anziano Zosima, monaco nella Palestina, che si era spinto nel deserto per passarvi la Grande Quaresima, secondo un costume iniziato da Sant'Eutimio, vide un giorno un essere umano col corpo abbrunato dal sole e i capelli bianchi come la lana ricadenti sulle spalle. Il monaco corse dietro a questa apparizione sfuggente, supplicandola di dargli la sua benedizione e una parola di salvezza. Quando fu a portata di voce, Maria lo chiamò per nome, rivelandogli di essere una donna e chiedendo il suo mantello per coprirsi. Zosima, felice di avere incontrato un essere teoforo che aveva raggiunto la perfezione nella vita angelica, la supplicò di raccontargli la sua vita. Maria accondiscese e, terminato il racconto, lo pregò di ritornare l'anno successivo, il Grande Giovedì, per portarle la Comunione, dandogli appuntamento sulle sponde del Giordano.Il giorno fissato, Zosima si recò sul Giordano e vide Maria sull'altra riva del fiume; lei, facendosi il segno della Croce, attraversò il fiume camminando sulle acque. Dopo essersi comunicata, in lacrime, disse: «Ora lascia, o Sovrano, che la tua serva vada in pace, secondo la tua parola, poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2, 29). Congedando Zosima, Maria gli diede appuntamento, per l'anno successivo, nello stesso luogo del loro primo incontro.Zosima tornò così l'anno successivo e trovo il corpo della santa disteso a terra con le braccia incrociate ed il volto a oriente. Zosima pianse sul corpo della santa e solo più tardi si accorse di una iscrizione che ella aveva lasciato, tracciandola sul suolo: «Padre Zosima, sotterra in questo luogo il corpo dell'umile Maria, restituisci alla polvere ciò che è polvere, dopo aver pregato per me. Sono morta nella notte della Passione di Nostro Signore, il primo del mese di Aprile, dopo aver partecipato all'Eucaristia» . Zosima conobbe così il nome della santa, e ne fu consolato. Si stupì inoltre di scoprire che ella aveva percorso in poche ore una distanza di più di venti giorni di cammino. L'anziano cercò inutilmente di scavare il terreno con un pezzo di legno, quando d'un tratto vide un leone che, avvicinatosi al corpo di Maria, le leccava i piedi. Zosima si fece coraggio ed ordinò al leone di scavare la fossa per la santa. Subito il leone cominciò a scavare e Zosima poté dare sepoltura al corpo di Maria.Ritornato al suo monastero, Zosima raccontò ai fratelli la storia del suo incontro con Maria Egiziaca, che da peccatrice pubblica era divenuta un modello di penitenza e di conversione. Da allora la Chiesa ha posto la sua memoria alla fine della Grande Quaresima, come incitamento per quanti sono pigri nella ricerca della salvezza, ricordando loro che anche all'ultima ora il pentimento può riportarli a Dio.











Preghiera di Sant'Efrem il Siro

Prosegue per noi ortodossi la Grande Quaresima. In questo periodo la Chiesa recita questa preghiera secondo me molto bella che riassume tutta la quaresima e che è una specie di google map della penitenza. Visto che la quaresima è un periodo di Penitenza,conversione dal latino "cambiare direzione" metanoia dal greco cambiare mente.
Cito la versione su Wikipedia:



Preghiera di sant'Efrem [modifica]

La preghiera seguente è recitata dalla chiesa ortodossa ogni giorno della Quaresima, ed è inframezzata da metanie (prostrazioni):
Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di superbia e di loquacità
si esegue una profonda metania
Concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e di amore
si esegue una profonda metania
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen
si eseguono 12 piccole metanie, dicendo per ciascuna: O Dio, sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me
si esegue una profonda metania
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen