Ieri, domenica 31 gennaio 2016 è stato letto l'episodio di Zaccheo. A proposito di questa domenica,padre Alexander Schmemann ha scritto delle parole bellissime, che possono aiutarci a comprendere la quaresima, che per noi ortodossi è ancora lontana.
Molto tempo prima dell’inizio reale della Quaresima, la Chiesa annuncia il suo approssimarsi e ci invita ad entrare nel periodo della preparazione pre-quaresimale. È una caratteristica della tradizione liturgica ortodossa che ogni festa o periodo maggiore, Pasqua, Natale, la Quaresima,... siano annunciati o “preparati” anticipatamente. Perché? Poiché la Chiesa osserva profondamente la psicologia umana. A causa della nostra mancanza di concentrazione e della spaventosa “mondanità” della nostra vita, essa conosce la nostra incapacità di mutarci rapidamente, di passare rapidamente da una condizione spirituale o mentale ad un’altra. Così, ben prima dell’inizio del reale sforzo della Quaresima, la Chiesa richiama la nostra attenzione a considerare la sua serietà e ci invita a meditare sul suo significato. Questo periodo di preparazione comprende cinque domeniche consecutive che precedono la Quaresima, ciascuna caratterizzata da un particolare brano evangelico, dedicato a qualche fondamentale aspetto della penitenza.
Il primo annuncio della Quaresima si trova nella domenica in cui si legge il brano dell’Evangelo in cui si narra l’episodio di Zaccheo (Luca 19, 1-10). È la storia di un uomo che era troppo piccolo per vedere Gesù, ma che tanto desiderava vederlo che si arrampicò su un albero. Così il tema del suo primo annuncio è il desiderio. Si segue il proprio desiderio. Si può anche dire che l’uomo è desiderio e questa fondamentale verità psicologica è conosciuta dall’Evangelo: “Dove è il vostro tesoro – dice Cristo – lì sarà il vostro cuore”. Un forte desiderio supera le naturali inclinazioni dell’uomo; quando questi desidera appassionatamente qualcosa, compie atti di cui normalmente è incapace. Essendo “piccolo” egli supera e trascende se stesso. L’unico problema è se desideriamo cose giuste, se la potenza del desiderio tende ad un fine retto o se: l’uomo è una “passione inutile”.
Zaccheo desiderava una cosa giusta: desiderava vedere ed accostarsi a Cristo. Egli è il primo simbolo della penitenza, poiché quest’ultima comincia dalla profonda natura di ogni desiderio: il desiderio di Dio e della sua giustizia, per condurre una vita vera. Zaccheo è “piccolo”, meschino, peccatore e limitato, tuttavia il suo desiderio supera tutti questi difetti. Egli “attira” l’attenzione di Cristo e lo porta nella sua casa. Tale, quindi, è il primo annuncio, il primo invito; è compito nostro desiderare ciò che è più profondo e vero in noi stessi, sentire la sete e la fame dell’Assoluto, che è in noi, sia che noi lo conosciamo o meno, e che, quando da lui ci allontaniamo e volgiamo ad un’altra parte i nostri desideri, ci rende una “passione inutile”. E se desideriamo abbastanza profondamente, con abbastanza forza, Cristo risponderà.
da A. Schemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974;trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 7-8.