lunedì 23 dicembre 2013

23 dicembre Dieci martiri di Creta




Fonti storiche abbastanza attendibili hanno sostenuto la vera esistenza di questi santi: oltre ad una "passio" greca molto antica, anche una solida tradizione locale diffusa a Gortina testimonia il loro culto ben radicato da secoli.
Il racconto della passio si apre con la cattura, a Gortina, sull'isola di Creta, di dieci uomini, esplicitamente nominati; i prigionieri erano Teodulo, Saturnino, Euporo, Gelasio, Euniciano, Zotico, Ponzio, Agatopo, Basilide ed Evaristo (nomi citati anche nel Martirologio Romano). Riconosciuti come cristiani, probabilmente in seguito ad un editto contro di essi promulgato da Decio, i dieci vennero rinchiusi in carcere. In prigione, essi vennero picchiati crudelmente e presi a sassate e, trascinati di fronte al governatore del posto, costretti a compiere un sacrificio all'interno del tempio della dea Fortuna, dato che in quel giorno ricorreva la sua festività.
Al loro ennesimo rifiuto, i dieci vennero sottoposti a nuovi tormenti finché la folla, mossa a compassione dalle loro ferite e torture, li invitò ad obbedire al governatore. Anziché temere, i santi diedero una prova tangibile della loro fermezza, rispondendo: "Piuttosto moriremmo mille volte."
Il governatore non vide quindi altra soluzione se non nella pena capitale: sicché il gruppo venne condotto verso luogo del martirio, mentre pregava Dio di avere pietà del genere umano e di concedere l'abbandono dell'idolatria da parte dei loro concittadini. Al termine delle loro preghiere, vennero tutti decapitati.

Lettera Pastorale di Natale dell’Arcivescovo Job di Telmesso

« Ti sei conformato, o Cristo , a ciò che era inferiore, fatto di argilla, Tu che con la tua partecipazione a una carne misera, gli hai comunicato qualcosa della natura divina, divenendo uomo, pur rimanendo Dio, Tu che hai sollevato la nostra fronte, Signore, Tu sei santo » 
(3° ode del primo canone della festa).
Cari Padri, Fratelli e Sorelle amati in Cristo !
E’ in questi termini che san Cosma di Maiuma, autore del primo canone cantato al Mattutino della luminosa festa di oggi, ci ricorda che l’evento celebrato è profondamente legata alla creazione dell’uomo e allo scopo della nostra esistenza secondo quanto era stato previsto dalla Divina Provvidenza da tutta l’eternità. Infatti, fin da principio, Dio ha creato l’essere umano affinché partecipasse alla vita divina. Secondo il libro della Genesi, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1, 26-27). Commentando questo passaggio dal primo libro dell’Antico Testamento, sant’Ireneo di Lione ci spiega che « l’immagine di Dio, è il Figlio (Col 1, 15), a immagine del quale l’uomo è stato fatto. Per questo motivo, negli ultimi tempi, si è manifestato per far comprendere che l’immagine era simile a lui » (Predicazione degli apostoli 22). Tuttavia, Cristo ha impresso sulla nostra persona non solo l’immagine di Dio, ma anche la capacità di divenire a vera somiglianza di Dio, capacità che ci permette di raggiungere il fine ultimo della vita umana, che non è solo l’affrancarsi dal peccato, ma anche la partecipazione alla vita divina.
Così, il desiderio di comunicare con la vita divina e di « diventare dio » non è in sé né una follia, né un peccato, dacché voluto dal Creatore stesso, a condizione che questo si realizzi « per grazia » e che si compia secondo la volontà di Dio e non secondo la volontà egoista ed orgogliosa dell’uomo. Secondo san Simeone di Salonicco, il peccato dell’uomo non ha tradito lo scopo della nostra esistenza, ma il modo in cui doveva essere realizzato, per il fatto che siamo stati « sedotti dal desiderio di essere uguali a Dio, aspirando a diventare immortali e dèi prima del tempo », vale a dire prematuramente, prima dell’Incarnazione del Verbo di Dio, tramite il quale « noi siamo ora risollevati e viviamo, e partecipiamo ai doni di Dio e siamo dèi ». Dunque « il nostro desiderio di diventare dèi trasgredendo il comandamento fu una follia, perché era impossibile per noi, creature, diventare degli dèi », ma grazie all’Incarnazione del Verbo di Dio, che noi celebriamo in questo giorno, la nostra salvezza e lo scopo della nostra esistenza si sono realizzate, questo perché « Lui si è intimamente unito a noi attraverso colei nella quale Egli fu fatto per noi ed è morto per noi nella carne, cosa che costituì l’apice della sua bontà, e tramite la sua morte, ci ha donato l’immortalità e la gloria della divinità » (De sacra Liturgia 99, PG 155, 297D - 300A).
La festa di oggi reclama la sua importanza e mantiene tutta la sua attualità. Non è solo la memoria di un evento storico del passato, ma la celebrazione ininterrotta dell’economia divina volta alla salvezza di ciascuno di noi. Ora, come scrive san Nicola Cabasilas, « il piano dell’economia stato disposto proprio per gli uomini. In questo caso Dio non si è accontentato di comunicare un qualsiasi bene alla natura umana, mantenendo per sé la parte migliore, ma Egli ha infuso in essa tutta la pienezza della divinità stessa (Col 2 , 9), tutta la ricchezza della sua stessa natura » (La vita in Cristo, I , 28-29).
Festeggiare la Natività di Cristo implica per noi oggi una risposta e un atteggiamento responsabile da parte nostra a respingere il male, il peccato e ogni spirito di divisione, al fine di unirci intorno al Cristo, nella sua Chiesa che è il suo Corpo, attraverso la celebrazione dei santi misteri. Come ci viene ricorda Cabasilas, « essere uniti al Cristo è possibile a tutti coloro che passano attraverso tutto ciò per cui è passato il Salvatore, provando tutto ciò ha provato e divenendo tutto ciò che egli è divenuto. Egli, quindi, ha unito a sé una carne e un sangue puro da ogni peccato, essendo egli stesso Dio per natura fin dal principio, ha deificato ciò che è divenuto in seguito, ossia la natura umana. Infine è anche morto a causa della sua carne ed è risuscitato. Chi vuole unirsi a Lui deve dunque prendere parte della sua carne, partecipare alla sua divinizzazione e condividere la sua sepoltura e risurrezione » (La vita in Cristo, II, 2).
Tutto questo è divenuto possibile grazie all’Incarnazione di Dio e ai sacramenti della Chiesa che la continuano ed attualizzano. È grazie a Colui che è nato a Betlemme per la nostra salvezza che noi possiamo elevarci dalla nostra bassezza umana, colmare le lacune della nostra piccolezza, al fine di ereditare grandi promesse e realizzare pienamente lo scopo della nostra esistenza. Perché, come ci esorta e ci ricorda il santo apostolo Pietro : « La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà : ci ha fatto conoscere Colui che ci ha chiamati attraverso la sua propria gloria e virtù. Tramite queste, le più preziose, le più grandi promesse ci sono state date, affinché voi diveniate partecipanti alla natura divina, dopo avervi strappato alla corruzione che è nel mondo, nella concupiscenza. Per lo stesso motivo, applicate tutto il vostro zelo per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la costanza, alla costanza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità » (2 Pt 1, 3-7).
Cari Padri, Fratelli e Sorelle amati in Cristo, è per questo motivo che in questo giorno di festa vi esorto, a mia volta, a salvaguardare l’unità del corpo ecclesiale e a coltivare nel vostro cuore l’amore di Dio e del prossimo. In questa stessa occasione Vi porgo i miei migliori auguri per la Natività di Cristo e il nuovo anno, implorando su voi tutti le benedizioni di Dio, nel desiderio che « il Dio della pace vi santifichi interamente, e il vostro intero essere, mente, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo » (1 Tess 5, 23).
+ Job, Arcivescovo di Telmesso, Esarca del Patriarca ecumenico 
Parigi, Cattedrale di Sant’Alessandro della Neva
25 dicembre 2013 / 7 gennaio 2014.

domenica 22 dicembre 2013

Lettera Pastorale nella Solennità della Nascita del Signore, anno della salvezza 2013

Lettera Pastorale
nella Solennità della Nascita del Signore,
anno della salvezza 2013


Lettera Pastorale
nella Solennità della Nascita del Signore,
anno della salvezza 2013

Incarnazione del Signore
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Pace e Benevolenza a tutto il mondo

† SILUAN

Per grazia di Dio, Vescovo della Diocecesi Ortodossa Romena d'Italia Eletta da Dio, a tutto l'ordine monastico, a tutto il clero e tutti i fedeli della nostra Diocesi,
Grazia a voi e Pace da parte di Cristo nato nella Grotta, e da noi, Apostolica e Paterna Benedizione!


Amati fratelli e sorelle nel Signore,

In questa luminosa Solennità dell'Incarnazione di Cristo Signore e Manifestazione di Dio nel Corpo, ci accompagnano le parole pronunciate dagli angeli ai pastori di Betlem:

Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che è per tutto il popolo, oggi è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore, nella citta di Davide. E questo è il segno per voi: troverete un bambino in fasce ed adagiato in una mangiatoia. 

Facciamo attenzione innanzitutto alla prima espressione: Non temete!
L'annuncio della venuta di Dio a noi,  nei panni di un bimbo tenero e fragile, ha il dono di allontanare ogni paura e ogni turbamento, Poiché – d'ora innanzi – con noi è Dio!Questo ha un significato ancor più grande ai nostri giorni nei quali, a causa della poca fede in Dio e nella Sua presenza nella reale quotidianità di ognuno di noi, abbiamo la tendenza a divenire sempre più diffidenti nei confronti di coloro che ci circondano e di ciò che ci può accadere, a noi e a coloro che ci sono cari...L'annuncio della venuta e della manifestazione in un corpo d'uomo di Dio porta con se certezza e fiducia, per poterci nuovamente rallegrare del Signore e di coloro che ci circondano, allontanando dai nostri cuori ogni sospetto e paura, poiché oggi è nato per noi il Salvatore.
Per questo, siamo invitati ad accogliere questo oggi nel suo pieno senso, poiché festeggiare la Nascita del Signore è molto più di una commemorazione di un evento avvenuto circa due mila anni orsono, essa ci da l'opportunità di divenirecontemporanei con ciò che è accaduto una volta nella storia, comunicando anche a noi l'oggi delle cose udite e vedute da coloro che vivevano in quel tempo.
Oggi siamonoi, perciò, coloro a cui sono indirizzate le parole: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia!...Oggi è nato per voi il Salvatore... Si apra, dunque, ogni cuore e accolga queste parole in se, come su un altare, affinché esse diventino su di esso  corpo e diventino realtà! Divenga il nostro cuore oggi terra pronta a ricevere la buona notizia dell'Incarnazione del nostro Dio,  come seme che porta i frutti della guarigione e del rinnovamento della vita e dei nostri desideri, perché solo così potremo vedere appassirsi  in noi i pensieri e i turbamenti assassini dell'anima, l'Erode della mente e dei nostri sentimenti, che dimentica Dio e si prostra agli idoli con i quali è tentata da questo mondo. 
Allo stesso modo accogliamo e ascoltiamo anche il canto degli angeli che annunciano la Nascita del Figlio di Dio, proclamando:
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e sulla terra, fra gli uomini di buona volontà!,
e uniamoci e facciamo nostro questo annuncio, rendendo il nostro pensiero tabernacolo e il nostro cuore tempio accogliente e caloroso, nei quali venga e dimori Colui che è disceso dall'alto della gloria dei cieli a noi, così come cantano senza interruzione i poteri celesti.   In special modo accogliamo e facciamo fruttificare lapace che ci porta il Bimbo celeste, essendo tanto del dono della riconciliazione dell'Uomo – tutto Adamo- con Dio, quanto pacificatore delle tempeste dell'anima e dei pensieri che disorientano l'uomo senza Dio, così come il vento spazza le foglie secche.
Ma per rallegrarci della pace che ci porta la Nascita del Signore, è richiesto anche a noi qualcosa, non sforzi o sacrifici al di sopra delle nostre capacità, ma solo questo:buona volontà.
Tutta l'opera redentrice di Dio con noi e con tutto l'Uomo dipende da questa condizione: la mia  buona volontà, la nostra buona volontà . Inoltre, una delle possibili interpretazione di questo canto angelico è: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace sulla terra fra (oa gliuomini di buona volontà. Da sottolineare che la buona volontà che ci viene chiesta non è altro che la risposta alla buona volontà di Dio di incarnarsi e di scendere fra noi (così come cantiamo sempre, alla seconda antifona della Liturgia:  Unigenito, Figlio e Parola di Dio che...,  Ti sei compiaciuto, per la nostra salvezza, a incarnartidalla Santa Madre di Dio).
Apriamo, dunque, il cuore con buona volontà a Colui che ha compiaciuto in Se stesso Dio Padre, così come ci è rivelato  tanto al Suo Battesimo nel Giordanoquanto alla Sua Trasfigurazione sul Tabor. Rispondiamo con buona volontà alla Buona volontà (Compiacenza) di Dio che si abbassa fino a noi per colmare la voragine che si è aperta con la caduta di Adamo e per riaprirci la strada per il Suo Regno celeste. Facendo in modo, che la pace annunciata e cantata dagli angeli si diffonda tra noi e su di noi, nelle case e nelle famiglie nostre e in tutta la nostra vita, spece quando è priva di questo dono celeste.
Ma c'è ancora qualcosa. Così come possiamo notare, il vangelo ci dice che, ascoltato il canto degli angeli, i pastori si sono detti, subito, l'un l'altro: Andiamo a Betlem a vedere questo annuncio che ci è stato fatto e che il Signore ci ha fatto conoscere. E sono giunti in fretta e hanno trovato Maria e Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia.
Così come allora i pastori lasciarono tutto e subito si incamminarono per vedere il compinento di queste parole, anche noi, allo stesso modo, dirigiamoci verso la chiesa, per farci partecipi alla gioia della venuta nel mondo del Redentore e accogliamo l'opportunità di contemplare, nell'icona della Solennità, Colui che è nato nella mangiatoia, così come hanno fatto loro, nella Grotta di Betlem.
Adoriamo anche noi, oggi, così come hanno fatto i pastori e i Magi venuti dall'Oriente,glorificando e lodando Dio, portandogli i doni preziosi del cuore: ringraziamenti, riconoscenza, pensieri umili, tenerezza, magnanimità, ma soprattutto il nostroAmen sinceroe aperto a tutto ciò al quale Colui che si è Incarnato ci chiama a custodire e mettere in pratica. Chiediamo e offriamo oggi stesso perdono, fratello al fratello, i figli ai genitori e i genitori ai figli, le mogli ai mariti e i mariti alle mogli, e sempre oggi offriamo perdono ai nostri nemici, poiché oggi è Nato per noi il Redentore che ci ha riconciliati con il cielo, senza attendersi nulla da noi se non labuona volontà.
Così, nel giorno della solennità della venuta e Manifestazione nel corpo di Dio, possiamo presentarci davanti a Lui col più bel dono e porgiamogli ringraziamenti, seguendo le parole del salmo che dice: Cosa renderò al Signore per quello che mi ha dato? Alzerò il Calice della Salvezza e invocherò il nome del Signore, al quale si aggiunge l'invito: Gustate e vedete quanto è buono il Signore. Ciò significa che dobbiamo purificare la camera del cuore, confessando i peccati, e preparare, adornandolo con le opere di misericordia verso coloro che sono poveri vicini a noi, per rendere il cuore culla accogliente nella quale ricevere, attraverso la comunione col Santo Suo Corpo e Sangue, Colui che oggi si fa bambino per noi, fasciandolo con buoni pensieri e con desideri celesti e affidandogli la nostra buona volontà, per non lasciarlo mai allontanare da noi. Così si compirà la parola dell’evangelista che dice: e a tutti coloro che accolgono il Signore e credono nel Suo Nome, ha dato il potere di diventare figli di Dio.

Con salda speranza nella misericordia ed il sostegno del Dio amante degli uomini, Vi abbraccio tutti, vostro padre e guida sulla via della salvezza, in questi tempi di prove e  difficoltà,        


† SILUAN
Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d'Italia


Data dalla Nostra Residenza di Roma nella Solennità della Incarnazione del Signore,  25 dicembre, Anno della Salvezza 2013.

Domenica Prima della Nascita del Signore


Ieri, nella domenica prima della Nascita del Signore il parroco ha parlato della quaresima di Natale che è quasi giunta al termine, e che è stato un periodo di preparazione alla festa. E i frutti che abbiamo prodotto in questo periodo li potremo cogliere appunto a Natale, e frutti non sono altro che la gioia della festa, gioia  che è proporzionale alla nostra preparazione: confessione, comunione, preghiera, digiuno,  opere di carità,la riconciliazione con gli altri,ecc
Il Natale non è commemorazione di un evento passato, anzi il 25 in Chiesa si dirà:Oggi è nato il Signore.
Quindi il 25 nascerà veramente  il Signore, e noi ci siamo preparati alla sua venuta. Dopo il Natale tutta la vita dobbiamo continuare a prepararci alla sua seconda venuta.
I Santi Padri dicono che il Figlio di Dio nella Divinità è generato eternamente dal Padre senza madre, mentre nella carne è stato generato da madre senza padre.